Non vi dico di sceglierla a prescindere ma,se potete,almeno una volta,andate a viverla,in maniera imparziale,a cuore aperto,lei vi conquisterà e vi ripagherà di tutto.
Non le ho vissute tutte e,quindi,come ogni giudizio parziale può essere messo in discussione,ma non vedo maratone che ti possano coinvolgere emotivamente come quèlla di New York..
Tornato da qualche giorno,restituito alla solita realtà dopo l’ennesima centrifuga di emozioni,avrei potuto raccontare prima ma non sapevo ancora come catalogare quèst’ultimo periodo.. perché alla felicità,all’estasi,all’entusiasmo che mi ha regalato la settimana newyorkese c’è quèl pizzico d’ansia che mi accompagna dopo gli ultimi problemi fisici.. Avrei preferito parlarne a soluzione ottenuta ma visto che le cose vanno per le lunghe,diciamo pure che al Mutai è andata bene che quèsta coppia di linfonodi sottomandibolari ha deciso di gonfiarsi proprio nei giorni precedenti la maratona altrimenti difficilmente avrebbe banchettato così facilmente nella mia maratona preferita.. quindi tra un dottore,qualche pastiglia e un paio di ecografie,in attesa di vedermi aspirare un po’ di tessuto da analizzare per arrivare ad un perché,sperando di poter accantonare definitivamente ogni ipotesi catastrofica,continuo ad essere malaticcio,accompagnato da mal di gola,tosse,raffreddore e malanni vari.. insomma se vi stavate chiedendo il perché la NYC Marathon è finita tra le mani del solito fenomeno partorito dagli altopiani di Eldoret e non dalla promessa bianca sfornata dalle pianure padane,eccovi la risposta..
Battute a parte,non ero troppo in forma,un po’ fiacco,frastornato,sperando fossero vento e stanchezza le cause sono rientrato in hotel qualche ora alla vigilia per riposare e così mi sono giocato la notte,passata totalmente in bianco,infatti mi basta guardare le foto scattate dopo la gara per vedere che ero stato meglio altre volte.. ci sono state cotte maggiori in maratona,nel complesso mi sembrava di essere andato abbastanza bene,ma se mi guardo negli occhi non mi rivedo molto,sono spento..
Considerando tutto sono contento,pensavo di poter fare meno di 3h40’-45’ dopo i problemi ai piedi di fine estate,non completamente risolti,ed ho chiuso a 3h39’46”.. non ho buttato il cuore oltre l’ostacolo ma corso con la testa,forse la mia gara più ragionata,passata a pensare,calcolare,riflettere..
Partito nella prima onda ho inseguito i pacer delle 3h30’ per i primi 8-10km,pilotato da un trio composto da 3 ragazze,due bionde ed una orientale,dalla skyline invidiabile,che ho deciso di lasciare andare quando ho capito che le difficoltà del percorso mi avrebbero fatto pagare il conto se non fossi stato un po’ meno insane e un po’ più saggio.. da qui sono partiti i conti e con un lungo e graduale calo mi sarei garantito un under 3h40’,ho scelto quèsta strada e sono contento,non volevo deambulare dentro Central Park e non l’ho fatto,volevo godermi l’arrivo e le emozioni delle ultime 3 miglia e così è stato,per quanto la fatica fosse tantissima e gli ultimi 5km ben più duri di quanto mi ricordassi dopo il 2008.. qui con il pubblico che ti urla nelle orecchie,le forze ai minimi termini e i piedi in fiamme ho abbassato la testa e chiuso di pura volontà ma bene,lasciando solo quèi secondi che potevano essere lasciati,giochicchiando un po’ con il pubblico e “rimangiando”,una ad una,le tre fanciulle di inizio gara che,evidentemente,non erano state altrettanto sagge.. Dopo l’arrivo,medaglia al collo e foto fatte,è calata l’adrenalina e mi è tornato indietro tutto,la cotta si è fatta sentire,i piedi piangevano ad ogni passo e quèlla panchina all’uscita di Central Park mi sembrava il letto di casa.. passi quèi momenti in cui la l’entusiasmo si confonde con la fatica di una maratona dura,perché oltre ad essere famosa e commerciale finché volete,è tosta! Però New York merita il sacrificio,ti senti parte di qualcosa,la città sembra diversa nel periodo della maratona,gli aspiranti maratoneti la colorano nei giorni precedenti e,nei giorni successivi,si festeggia con tutte quèlle medaglie al collo di gente dal passo incerto ma dallo sguardo fiero e felice.. con i newyorkesi che ti applaudono e ringraziano per aver corso la loro maratona,ti fermano per strada per un “great job” mentre scendi a fatica da quèl marciapiede.. Tutto nel contesto di una città incredibile,che lasci a fatica dopo averla vissuta per qualche giorno perché avresti da vedere ancora quèllo,fare quèsto ecc. ecc..
E’ stata la settimana anche di Madonna vista in mountain byke tra il Guggenheim e Central Park,protetta da due colossi afroamericani.. di Jessica Alba che ha volato con noi verso Milano.. della pizza large di Alfredo’s che teneva tutto il tavolo e noi ne avevamo ordinate 5.. del calzone alla nutella di Gemma,Greenwich Village,che doveva essere un dolce ed invece era proprio il classico calzone da pizzeria ripieno di Nutella.. del campus di Saint John’s e della sua open house che ho visitato furtivamente dopo aver visto la partita dei Red Storm alla Lou Carnesecca Arena,quèl tanto che basta per capire gli anni luce che separano una nostra università da una loro,ed eravamo nel Queens,zona Jamaica,non a Manhattan.. la settimana dal clima magnifico,forse un po’ troppo ventoso all’inizio ma dal giorno della maratona in poi era primavera,sul Brooklyn bridge giravo in maglietta,l’8 Novembre a NY..
Una maratona è spesso la fine di un lavoro,quèlla di NY quasi sempre parte diversi mesi prima,quindi saluto Matteo di RF che ho incrociato sulla first avenue ma non ne avevo per essere di compagnia ma solo per correre e il BT Kikko che ho conosciuto sul volo di ritorno,lui splendido under 3h e io,mezzo febbricitante,riesco solo a salutarlo.. poi ringrazio chi mi sta intorno e si deve sorbire il sottoscritto,il Giammy e La Cri che mi hanno accompagnato nei lunghi,e quèst’ultima è anche maratoneta,avendo fatto il suo esordio proprio a NY (complimenti!) e gli amici di blog e forum x il tifo,la Lisa di RF,che oltre ad alla sua amicizia mi ha dato una mano con i plantari,quando ad Agosto erano tutti in ferie e lei mi ha trovato la “dottora”.. In attesa di sviluppi,a presto… “la prima Domenica di Novembre non vorrei essere da nessun’altra parte al mondo”