sabato 17 luglio 2010

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CARO BARONE (E NON SOLO)...

"Mille, le cose che si potrebbero raccontare di quanto è successo alla Fortitudo in questi giorni. O in questi mesi, se vogliamo. Basterebbe partire da quell’ultima azione di Forlì, un mese fa, inevitabilmente paragonata ad un canestro, cinque anni prima, che permise al popolo biancoblu di festeggiare: uno scudetto allora, una pseudo-promozione questa volta. E sapere che, oggi, a far caroselli per strada sono gli sconfitti, e non chi sul campo quella gioia se la era meritata. Sia chiaro, tutti negli spogliatoi – e sugli spalti – sapevano che dal ciuf di Malaventura alla Legadue la strada era lunga, infatti dei torneremo in serie A proprio non se ne sentirono. Ma avere la certezza dell’ennesima bocciatura, oggi, fa ancora più male.

Una nuova vergogna, da mettere nella personale bacheca di Gilberto Sacrati, e se qualche avversario volesse idee per una maglietta, ecco che il repeat estate 2009 versus estate 2010, di non iscrizioni parlando, è percorribile. E ci si chiede alla fine cosa sia servito, lavorare per un anno, senza poi aver nulla in mano: facile dire che era previsione su cui il polpo Paul nemmeno si sarebbe sforzato di polipeggiare, ma in questi mesi il sogno di tutti era quello di tenere in vita il malato, cercare di metterlo nelle condizioni – agonistiche ed economiche – meno peggiori possibile, e poi ripartire con qualche intervento salvifico. Niente di tutto ciò: nessuna mossa di Sacrati, a cui nessuno ha mai spiegato che quello che deve essere pagato deve essere pagato, fosse anche una multa per divieto di sosta. E nessuna mossa al di fuori: vero che il prendere in mano questa pesca era più da folli che non da imprenditori, ma evidentemente il cuore biancoblu, a parte quei tanti che hanno disperatamente obolato, sta dalla parte opposta del portafoglio. Almeno di là arrivò un Claudio Sabatini (e c’era una scialuppa di salvataggio nemmeno tanto lontana dal porto, come fu il Progresso), qui nemmeno questo, per ora: d’altronde, parafrasando l’omerico Pungio di tanti anni fa, Fortitudo e sfiga vanno di pari passo.

Ora, qualsiasi previsione sarebbe inutile: radiazione, ripartenza dalla serie Z, la costituzione di una FuturFortitudo da qualche parte. E non è nemmeno prevedibile sapere cosa farà il Colpevole, che lo scorso anno, a Consiglio Federale bello e chiuso, apparì in TV per dire che problema c’è? Ripartiremo e ricostruiremo come se nulla fosse successo. Conoscendolo, non è escluso che provi a fare il bis, magari continuando a cavalcare l’onda di un pubblico che anche quest’anno si è copiosamente abbonato. Illudendolo, forse, che quelle tessere fossero per lui: invece, era solo un disperato atto d’amore di chi di alternative proprio non ne aveva.

Quaranta anni e oltre di storia, vanificati tra parchi stellari e altre nefandezze: ora, almeno, che venga evitata qualsiasi parola, e che il Colpevole lasci il popolo Fortitudo piangere sul proprio destino. Da altre parti d’Italia ci si chiede come mai gli venga permesso di andare ancora il giro per il centro tranquillo. Perché questa è una città civile, sia chiaro, e anche torcergli un solo capello sarebbe un crimine ben peggiore di quello di far sparire la F. Però, un appello ai tanti tifosi che furono, e che ora guardano le miserie di quello che è rimasto del loro Sogno dall’alto della vita ultraterrena, lo si può fare serenamente. Così come un tempo venne urlato al presidente di Lega Prandi tu non puoi dormire tranquillo, ecco. Cari Barone, Lungo, Maurizio, Stefanone, Micio e tanti altri. E, se mi è concesso, caro genitore che fra qualche giorno saresti diventato nonno, se non avessi dovuto lasciare questo mondo non prima di aver chiesto, quasi come ultima frase in vita, cosa abbiamo fatto contro il Panathinaikos?: andate a turbare i sonni del patron, ogni notte, perché tenga ben presente il male che ha fatto ad una piazza il cui cuore, un tempo biancoblu, ora è solamente color rosso sangue."


Enrico Faggiano
www.bolognabasket.it



1 commento:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie